– Li so e non li so... ripeto cose sussurrate all'orecchio da qualche famiglio. Pochi penetrano in quella casa. Il vecchio è fiero, taciturno, nessuno lo conosce. La signora ha aspetto sofferente, e non vive che per piangere la figlia. Guido poi... fuorché da noi – (e calcò le sillabe) – non mette piede in nessuna casa... egli è pericoloso, Fiorenza...
– Io non vedo ancora niente di pericoloso per noi.
– E io di pericolosissimo! – esclamò Alessandro con furore. – Guido è uomo che, insinuandosi lentamente nello spirito altrui, quando va in una famiglia s'impadronisce del cuore d'ognuno: li fa cambiar d'opinione: con quella sua aria mistica e come ispirata, da profeta, da contemplatore, basta che ne indovini una, perché tutti gli si mettano in ginocchio. Non lo voglio tra' piedi... alle corte.
– E privi tuo padre d'una compagnia che gli è tanto cara?
– Mio padre sceglierà fra un estraneo e suo figlio? Già non si sa bene chi sia... quella gente vengono di casa del diavolo. A noi non ci son nulla... almeno Daniele è congiunto.
– Oh! tenerissimo! gli è costui, che non s'avrebbe a tollerare, piuttosto.
– A lui invece è da perdonare; dacché ei creda come, da un vecchio parente, sia stata fatta un'ingiustizia a nostro favore, in danno suo... Sarà falsa, ma ha questa idea.
– Sarebbe meglio ricordarsi il bene, che già ne ha ricevuto; oh! ma e per Guido come ti condurrai?...
– Nella maniera piú dritta.
– No, Alessandro, non userai uno sgarbo a un uomo che non lo merita. Le cose che dici, senza dubbio prette calunnie, non ci slegano dalla riconoscenza, che gli dobbiamo.
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