Una volta t'avrei creduto incapace d'un simile orrore. Con chi trattasti in esilio?... tanto la rivoluzione t'ha cambiato?
Alessandro tacque e si mise a leggere; Fiorenza sperò che il nobile ascendente, ch'ella esercitava sull'animo di suo marito, cominciasse ad ispirarlo meglio, ma nel dopo pranzo, essendo venuto Guido, premurosissimo, la povera donna ebbe a disingannarsi nella maniera che sarà raccontata nel seguente capitolo.
CAPITOLO VIIGUIDO E ALESSANDRO
– Ti son venuto a trovare, – disse Guido entrando nella stanza dov'erano Fiorenza e Alessandro, – perché ho da discorrerla un po' con te... ho qualche piccola confidenza a farti. – E, lo guardò con semplice bonarietà piena di premura.
– Grazie, – rispose Alessandro; – oggi non posso.
– Non puoi?... bravo... "non faccia complimenti" e se volessi io?
– Non vorrei istessamente.
– Se io sono d'impaccio, – proferí Fiorenza tremante, nell'atto d'andarsene.
– Oh! in quel caso potremo uscir noi, Fiorenza...
– Non esco, – replicò Alessandro asciutto, asciutto.
– E domani? – domandò Guido.
– Né oggi, né domani; non voglio confidenze.
Un silenzio successe a queste parole.
L'orrenda freddezza con cui Alessandro riceveva Guido, apparve manifesta a quest'ultimo. Però si contenne, benché con immenso dolore... si vedeva che gli stava a cuore parlargli, e scambiò un'occhiata espressiva, che a lui fu resa da Fiorenza.
Però Guido era padrone di sé, meno eccitabile, piú flemmatico, sapeva sorridere fin l'ultimo istante, in cui da un legittimo senso d'orgoglio e di collera fosse costretto a voltarsi con un avversario, foss'anco per ucciderlo.
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