Al cielo, tutto splendidamente nitido, alla freschezza, all'azzurro dell'aria, aggiungevano risalto alcune nuvolette leggerine leggerine; buttate là per quei campi solitarii, come veli d'oro, che una fata in allegria ci avesse sparsi a capriccio, e conservassero la grazia di quel magico tòcco.
Fiorenza avendo lasciate le stanze colla stufa, fu inebbriata da quel tepore, da quella chiara luce di crepuscolo e da tutta quell'arcana armonia; ma ahimé! provò entro di sé ancor piú vivo il contrasto di tanti dolori, e ne sarebbe stata sopraffatta, se, in un cuor giovane, la poesia della vita non parlasse piú alto di tutto.
Mentre la donna, camminando, avea svoltato il cantone, dopo il quale poco le mancava a raggiungere la casa materna, le parve di sentire un gemito fievolissimo partire, d'onde, non capiva bene, ma poco discosto. Guarda... si volge... ascolta, entra in una stretta, dopo la quale si trovava un'apertura, una specie di piazzale deserto, vicino ad una vecchia muraglia in rovina, e vede un uomo disteso per terra, aguzza lo sguardo, trema tutta, gli si avvicina.., chi è? ... è lui... non vi ha dubbio...
– Guido... oh Dio? ... cos'è accaduto? ... cos'è?... Guido?...
– Non è niente, – disse Guido articolando con fatica le parole, sforzandosi a sollevarsi alquanto da terra... – zitto, – concluse in fretta, e come se tremasse di non far a tempo a dar quell'avviso.
– Zitto?... niente?... ma come ho da tacere?... ditemi tutto, – rispose Fiorenza con una certa autorità di comando a cui la passione, lo sconvolgimento dipintole sul viso, imponevano di rispondere.
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Dio Guido Fiorenza Guido
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