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      Cosí qualche macchia d'alberi, di sempre verdi qua e là, pareva venuta da sua posta, senza che mano d'uomo l'avesse piantata, né mai curata.
      Al primo istante, vedendo che subito le si apriva, Fiorenza non poté far a meno di non riflettere:
      – Lo facevano un sito di cosí difficile accesso... nessuno ne sapeva dir nulla, e poi ci s'entra subito.
      Ma inoltrando, vedendo quel gran tratto di terra in apparenza incolto, quella casa vecchia nel fondo tutta tappezzata d'edere vagabonde, un'acqua rasente l'orto, la quale vi passava senza susurro, a mo' di acqua morta, comprese che non c'era divieto di ricevere, ma che nessuno si curava di andarci. Non era sito difficile, ma abbandonato: e tanto piú se ne convinse, non vedendo comparire nessuno.
      La sposa d'Alessandro stava cercando ansiosamente la porta della casa, quando le venne incontro un uomo; senza dubbio un servitore.
      – Di chi domanda? – ei le chiese.
      – Domando della signora, – rispose con precipitazione Fiorenza.
      – Della signora?
      – Sí, – scorgendo una certa esitanza, replicò risoluta: – si tratta di Guido.
      A queste parole, l'uomo partí come un fulmine, entrò nella porta d'una stanza terrena, donde tornò fuori affannato, dicendo:
      – La signora non c'è: sarà pel giardino.
      Allora Fiorenza messasi anch'ella in traccia, cominciò ad internarsi fra quelle macchie; fra quella specie di bosco, fin che giunta ad un luogo vôto, ad una spianatina, che si apriva in disparte, si trovò davanti ad una signora: quella che cercava. L'uomo vedendo che non c'era piú bisogno di lui, si ritrasse.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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