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      – Chi è? – disse la signora, levandosi presto, ma senza scomporre la placida posatezza, a lei senza dubbio abituale.
      – Son io... scusi...
      – Cosa comanda?... – chiese con semplicità la signora a Fiorenza.
      Questa espose il motivo della sua visita in brevissime parole, ma appassionate ed efficaci.
      – Ora ci manderemo: intanto resti servita; – replicò la signora, sulla faccia della quale Fiorenza vide appena appena passare una fuggevolissima espressione, io non dirò di dolore, ma di qualche cosa che attestava la vita.
      – No, signora, io non posso fermarmi, – esclamò Fiorenza, a cui scottava il terreno, e che già metteva il primo passo per partire.
      – Allora la prego d'indicar bene all'uomo il sito; – ed elevando, nel silenzio di quella sera, la sua bella voce, lievemente commossa e un po' velata, chiamò il vecchio servitore per nome.
      Intanto che alcune pedate fra le macchie annunziavano prossimo a comparire il servo, Fiorenza non poté far a meno di non dare un'occhiata all'ingiro, di non fermarsi a indagare, nel modo che poteva, in quella situazione d'animo, tanto la persona che le stava davanti quanto gli oggetti, che la circondavano. La qual persona, fino ad ora designata col titolo della signora, era quel che veramente si dice: bella. Non piú giovane, ma che della giovinezza aveva conservato il candore ed una specie di senso squisito, diffuso come una luce soave; ben lontana dalla vecchiaja, ma che dell'età piú avanzata aveva già assunta una dignità prematura, pur niente fuori di posto; quasi in lei tale aspetto di gravità e di matronale decoro significasse uno di quei dolori, poi quali è giustificato il piú rapido tramonto d'una potente vita all'occaso.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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