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      ... e se dal parlare ne venivano vendette, nuove sopraffazioni o saltavano fuori altri garbugli di cui questo, a lei noto, fosse uno dei minori effetti?... Si propose subito di tacere, ma nell'istesso punto sentí l'amarezza del sotterfugio rinnovarlesi in cuore, sentí la sua solitudine, mai dianzi provata; quella solitudine cosí tremenda, che non ha nemmeno il conforto, l'amara soddisfazione della libertà. Mentre cammina e non può far a meno di non rivedere in pensiero quel giacente e di non sentirne i gemiti, soppressi con un coraggio vicino all'eroismo; mentre, coll'anima leggera, ella torna, secondo aveva fatto colla persona, a quel giardino, rivede quelle due statue, una di marmo, l'altra viva, scoprendovi solo allora una sfuggevole ma giusta somiglianza; mentre ripensava all'aspetto selvatico di quello strano vecchio, si avvia a casa, e di mano in mano che ne è vicina, sente un grido... ella tende l'orecchio... le grida sono distinte... non vi ha dubbio, è sua cognata Teresa.
      Fiorenza suona; nessuno le apre; non la sentono... cos'ha da fare? Battere dai vicini e dall'orto, chiamare chi si trovasse in cucina o da quella parte insomma, e avvisarli. Allora, pregate con garbo le donne del signor Francesco (buona e noncurante dimenticava l'indegna scena del tempo scorso), mise prontamente ad esecuzione il suo divisamento. Passando però per l'abitazione delle vicine, ebbe a scoprire un'altra piccola circostanza, relativa al piccolo inferno di casa sua. Vide a stretto conciliabolo con la Costanza il vecchio Rensini.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





Teresa Francesco Costanza Rensini