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      Non si scompose, ma salutandolo, disse:
      – Ho sentito a gridare, nessuno m'ha aperto... mi pare che sia la povera Teresa in convulsione... se permette chiamo di qua, perché vengano ad aprirmi.
      – Prenda pure il comodo suo, – rispose la signora Giuliana, con un certo sussiego, sotto cui si nascondeva un sorriso ironico, degno d'osservazione.
      – Credo anch'io che la strilli a tutta gola, – mormorò Rensini, mentre Fiorenza chiamava Lucia.
      – Chi... la Teresa?...
      – Ma cos'è?... col nome del cielo?...
      Il vecchio raccontò a Fiorenza quello che ne sapeva; noi riporteremo in breve la sua relazione.
      Alessandro nell'assenza di sua moglie, domandò di lei.
      Nessuno poteva rispondergli dove fosse: egli supponendola a vespro nella chiesa vicina, vi andò: là non c'era: va a casa di sua madre, nemmeno: di là passa dal conte Vendrame, dove quasi mai egli poneva piede. Ma sulle scale incontra amici o parenti della contessa Matilde; militari e tedeschi... non si contiene, loro fa uno sgarbo, un mezzo scandalo, e poi vien via. Di che essi, naturalmente, si lagnano col conte...
      – Pazienza, – disse il sor Mattio... – pazienza fin che n'ha fatte a me ... oh!... io ho capito che non mi voleva piú tra' piedi... non la è maniera di trattare... ma basta... io per forza nelle famiglie non voglio andarci.
      – Ma dunque? – domandò Fiorenza, inquieta di non veder nessuno a comparire... – e dunque?... cos'è nato?...
      – Oh!... davvero, – diceva, – me ne spiace pel signor dottore... pel vecchio... un uomo di quella sorte... ma già rispetto non se ne conosce ora.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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