– Di nessuna maniera, – esclamò con enfasi piena di significazione la signora Celeste.
Fiorenza non ne poteva piú.
– Mi dica! – supplicò ella; – prima di andare a casa, ho caro di sapere tutto.
– E nato un alterco vivissimo fra il conte e la moglie; il conte non vuol piú ricevere in casa il signor Alessandro: ha ragione, ognuno è padrone di trattare chi gli garba.
– Oh Dio!
– Che fa ella allora?... salta su dal canapè, dove stava accovacciata (e ci sta pressocché tutto il giorno) senza volerne sapere di nessuno, non parliamo del marito: si mette in furia il primo cencio che le capita sulle spalle, e via di slancio... corre qua... scappa dal padre, gridi, schiamazzi, e che vuol fuggire con Alessandro, col fratel suo.
– La si è sentita fin qua: e si sente ancora!...
– Oh! Signor benedetto! – esclamò Fiorenza, tornando alla porta di strada della sua casa, e suonando fin che le fu aperto.
Al vederla nessuno le fece attenzione, tanto erano sgomenti: tanto stavano attorno alla povera pazza, che ancora badava a gridare, tenendosi avvinghiata al collo di Alessandro.
– Conducimi via'... so che vuoi partire... conducimi lontano da quel mostro e da quella infame... via da questi tiranni, con cui per forza ho da trovarmi anco nelle mie stanze!... sai!... mi tocca vederli, sentirli a bestemmiar fra di loro, e a dir male di noi Italiani!!..
Alessandro procurava di quietarla, e nel momento in cui entrò Fiorenza le diceva:
– Va!... poverina... va rimettiti in calma...
– No!... tu vuoi andar via senza di me ... no!
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