– Lo credeva bene, questa furbetta! – disse Fiorenza, additando la Clelia – ma non ha punto sofferto – continuò guardando Salvatore al quale la vita da soldato, i patimenti, le nobili passioni, mantenuto con costante ardore di bella fede, tutto insieme avea impresso qualche cosa di alto, di maschio nella sua gentilezza.
– M'è venuto a casa in uno stato! guarda che mani.., e poi poi con che cenci! – disse la Marietta.
– Ecco la mamma che pensa alla biancheria!...
Colpa tua! – esclamò la donna – quando partisti volevo darti piú roba; ma lui: e no e no: in quindici giorni torno; bastano due camicie.
– Quindici giorni! – mormorò Fiorenza.
Per un poco stettero muti; poi tornarono sullo stesso discorso.
– Ah! – disse Salvatore – pazienza tutto... ma quel tradimento di Novara!... esser pronti a fare una sortita per piombar loro addosso... e sentir quella rotta... corpo...
– Zitto... – disse la Marietta – se la marchesa ti sente...
– Mi par che la sia una bella tedesca questa tua marchesa – esclamò Salvatore – oh non m'ha ella dato dell'avanzo di Marghera... sí, sorridendo, con quella manierina che han loro, ma dentro di sè la mi odia... o che? ch'io non l'avessi a capire? m'è un certo deprimente!...
– Sai cosa? – disse Marietta – perché voi altri, colla rivoluzione, le portaste via il figlio.
– Che! dice il mio amico Cino, gli è perché suo padre era arcitedesco, che Girolamo ha giurato odio a costoro; ha una bell'anima s'è vergognato... e lei fece peggio, se l'ha contrariato... eh! già dei nobili c'è poco a fidarsi.
| |
Fiorenza Clelia Salvatore Marietta Fiorenza Salvatore Novara Marietta Salvatore Marghera Marietta Cino Girolamo Marietta
|