[...di cui non posso darvi che le parole, ma non la musica: e se vi piace scopritene gli autori, perché lo meritano tutti e due, poeta, e maestro. Io lo trascrivo per quanto spero, preciso.
O terra d'Italia.
Sorriso d'Iddio,
Che sola alimentiLo spirito mio,
Sei bella nei volti,
Nel cor di tua gente,
Nell'occhio virgineo,
Che sforza ad amar;
Sei bella nei campiNel sole fulgente,
Sei bella dall'Alpi
Ricinta e dal mar.
Ma qual di cipressiCorona funesta
Ti strinse, o diletta,
La splendida testa?
Di barbari amantiProvasti l'artiglio,
Che l'orrida fameCorreano a sbramar.
E i miseri figliServaggio ed esilio
Sui campi rapitiLa morte trovar!
Solleva, solleva,
Mestissima il viso,
Ostello di piantoNon è il paradiso:
Lo spirto dei fortiNel core ti torni,
L'augello grifagnoLe penne, perdè!
Arriva il tramontoDei miseri giorni,
Il calice amaroGià passa da te.
O voi, che parlateLa dolce favella,
Che amate una patriaSí mesta, sí bella,
Guardatevi in visoConcordi e valenti,
Sentite la forzaChe il cielo vi die';
Levate una voce,
Sarete redenti:
Un popol che vuolePerduto non è!
Questo coro, sentito a cantare come va, è d'un bellissima effetto: comincia patetico; procede con toni minori soavissimi all'anima e gravi. Poi alla strofa «solleva solleva», si slancia robusto e terribile, fin che, dopo una cadenza, alle parole «l'augello grifagno» cadenza ch'è quasi un grido selvaggio, un grido di fuga, ritorna piú patetico di prima ai versi «arriva il tramonto dei miseri giorni, il calice amaro già passa da te!...» con armonizzato concerto di soprani e di bassi, ch'è tutto quello di piú melodioso e penetrante si possa immaginare.
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Italia Iddio Alpi
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