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      Intanto era cessato il passaggio, finito il coro. I nostri si prepararono a partire, presero congedo dalla signora marchesa, che li lasciò andar via come li avea ricevuti: graziosa, lenta, sdegnosa. Quando la Marietta fu sicura che la marchesa e la compagnia erano tornati in sala, andò difilata a Fiorenza ed a Clelia, accennando che si fermassero:
      – Clelia! – disse la Marietta, – per amor di Dio, persuadi Salvatore a partire subito, sta notte... la madre non l'ascolta, ascolterà la morosa.
      – Perché?... – dissero stupite le donne.
      – Perché c'è un contadino a cui è toccato di andar militare... figlio unico... è già vestito, e Salvatore l'ha visto e si è pensato di proporgli la fuga... perché non basta il pericolo in che è lui, per sé medesimo, che ci aggiunga anco questo di diserzione alla truppa, e lo fucilino se lo trovano, o non può mai piú tornare.
      – Dov'è questo contadino?...
      – È qua.
      E per una viottola ci andarono: ma prima di giungervi venne loro incontro l'uomo in questione, il quale, ancorché non glielo indicasse la Marietta, si sarebbe svelato chi era all'andamento, all'aria risoluta e gioviale, benché di rabbia repressa, con cui portava quell'uniforme. I miei lettori si ricorderanno come in mezzo a mille austriaci si distingueva il coscritto italiano, al bell'occhio vivo, un poco briccone: alla ciocca di capelli neri, che sbucavano dal berretto celeste, tenuto un po' da banda. Cosí era questo. Poco dopo comparve suo padre, il quale con la semplicità forte e prudente dei nostri paesani, si fece a discorrere:


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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