[Fiorenza, baciato con fervore il piccolo Ugo, e avviatolo a letto, stava per andarsene ad Alessandro il quale nel suo mezzà guardava i compassi, li provava alla punta, tirava fuori stecche, quando, sempre all'erta com'era, le parve di sentire un dialogo animato dalla cantina, in istrada. Era in fatto la Clelia, la quale ci aveva anch'ella un gran da fare con una visita: parlava cioè colla Betta, serva della Marietta, che, col pretesto di raccontare non so cosa alla giovane, era venuta ad informarsi di Salvatore, non solo, ma a denunziarle le trame di Rensini, il quale dicea la donna, ito in isconquasso, meditava di racconciarsi con un matrimonio fra lei e un figliolo, il solo a modo in quella famiglia – per quanto assicurano – soggiunse la Betta, e non mi ci fido – continuava: – ma loro se ne tengono assai di quel ragazzo; il vecchio si compassiona per quell'altra buona lana che gli è morto in guerra... in fatti io so che vuol venire dal dottor Agostino... dunque, all'erta, ho sentiti certi discorsi sul conto di Salvatore, che mi danno i brividi!...
– Sa egli che è qua? – domandò con ansia la Clelia.
– Pur troppo!
– Oh Dio! e lo credi capace di far morire Salvatore!... perché si tratta che lo fucilerebbero forse... oh! Dio... – e la ragazza si cacciava le mani ne' capelli, reprimendo un urlo...
– Via non ti scaldar la testa. – esclamò Fiorenza.
– Speriamo – disse la Betta – ma è capace...
– Va, – disse Fiorenza – spicciati, torna a casa... che sennò i Croati ti portano via gli orecchini.
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