– Com'han fatte alla Checca,.. eh! ma io non ho paura... son capace d'andare fin laggiú ad avvertirlo io.
– Sí, ma se trovassi un uomo che ti accompagnasse... eccone là uno... ehi! galantuomo... ehi – vociferò la Clelia.
– Mi pare il figliuolo di Biasio... gua', non risponde nemmeno!... e come cammina!...
L'uomo in fatti predicava in una maniera curiosa: tenendosi le anche, premendosi di tanto in tanto l'osso sacro... iva predicando non si sa cosa! ma, mentre e' s'avvicinava., lo si udí esclamare in tono lamentevole:
– Oh! Dio le m'han toccato... oh Dio me le han date!
– Lo han bastonato in piazza stamattina... quei cani...
– Perché? – disse Fiorenza.
– Perché – rispose il figliolo di Biasio – l'anno passato, come oggi, ci fu una vittoria dei nostri a... a... oh! Dio mi friggono forte queste scalfiture...
– Pover'uomo':... e v'han fatto sangue?
– Altro che sangue!... oh Dio... dunque fu a Goito... e io andai in piazza con un mazzolino tricolore... e me le han date... oh! Dio! le m'han toccato! – e in cosí dire premendosi le membra offese, l'uomo s'avviò.
– Bada a te, Betta... che non ti accada la stessa disgrazia... – mormorò con premura soave Fiorenza, ritraendo la Clelia dalla cantina, e salendo con essa.
La Betta raggiunse il figliolo di Biasio, e tutti e due si allontanarono, egli, non ismettendo di dire con quella specie di cantilena – oh! Dio le m'han toccato – ella, invocando tutti i fulmini del cielo, potete credere su chi.]
CAPITOLO XXIL'ARRESTO
Fiorenza andò allo studio d'Alessandro.
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Checca Clelia Biasio Dio Fiorenza Biasio Dio Goito Betta Fiorenza Clelia Betta Biasio Alessandro Dio Dio Dio
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