Sbucò dal suo letticciuolo il piccolo; al vederlo fu un nuovo spasimo in tutti; il vecchio die' per la prima volta un gemito, e Fiorenza cadde senza sentimento.
CAPITOLO XXIICALVARIO
Ecco l'interno di Alessandro in quell'orribile notte dell'arresto.
Chi l'aveva accusato? Era vero che Guido lo voleva morto per... oh! supposizione crudele, per un infame amore a Fiorenza? Era perciò che gli toccava a lui, giovane nel fiore della virilità e nella potenza degli affetti; a lui figlio, sposo, padre, fratello, amico, cittadino d'una nazione per la quale aveva tanto sofferto... che gli toccava morire... e come? inginocchiato sopra un ignobile campo, al tranquillo cenno d'un soldato; Dio! al solo pensiero indietreggiava, inorridiva. E se invece era Daniele?... Daniele, possessore d'una somma, a lui consegnata da Alessandro stesso, per iscopi noti a pochi e lontani? Daniele iniziato ad ogni segreto!... Daniele compagno, beneficato, parente!
Chi potrà mai descrivere quelle angoscie? Il loro tumulto, l'affollarsi di tutte al core? La debolezza di certi momenti in cui tutto par desiderabile piuttosto della morte... anche la viltà, anche l'abbiezione, anche il rinnegare amplo, assoluto i sensi tenuti fino allora la parte piú cara di sé stessi: momenti che sarebbero troppo umilianti per la natura umana se non vi seguisse la reazione. L'erigersi dalla propria dignità, il mettere le spalle al muro: l'esaltarsi, se vogliamo: il dir alto – no! vile; no! – Quel moto bello, magnifico che fa andare a piede fermo ed occhio sicuro il condannato politico al patibolo, e di cui tanti incliti esempi preclari diede questa nostra cara Italia, quando non aveva altra gloria.
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