– Il sor Checco invece pranzava sempre di migliore appetito, e il suo naso, vero peperone ungherese, passava per tutte le tinte dallo scarlatto al pavonazzo.
– I privilegi son sempre brutti! – continuò egli – perché... fin che gli è un sovrano com'era Napoleone, che riconosceva il merito in qualunque luogo si fosse... cosa credete?... avea i re come suoi servitori lui, a Dresda; ma qualunque infimo uomo si facesse notare, per qualunque bravura, egli lo scopriva e lo innalzava, e subito a corte. Questi qui in vece... sí per andarci bisogna che uno sia della costola d'Adamo... oh! corpo di Giove! Le dame sole hanno ad esser ricevute a corte; e mia moglie – esclamò additandola perch'è moglie d'un conciapelli non ci ha da poter mettere il piede!
– Ho sentito a dire – mormorò ella – che ci si sta in gran soggezione, e che non si può nemmeno soffiarsi il naso... – lui:
– Io ne sarei disperato, – disse, spiegando il moccichino scuro a scacchi e cercandone il rovescio.
– Si sono disgustati la gente ammodo – disse il professor Alberto – vera tirannia quella dei liberali, ma cospetto... – aggiunse, scaldandosi un pochettino – se non si sproposita come loro e ti saltano al collo – tu se' una spia, t'ammazzo, t'accoppo! è la maniera codesta?
– Del resto – riprese il conciapelli – che importano questi discorsi?... una bella armata ci vorrebbe... ma, se ci si mettono con quell'impianto di voler cacciar l'Austria con quattro frustati ragazzacci, buoni altro che a far confusione!
– E a sdrucire i mobili – mormorò la signora Celeste, a cui il signor Francesco, soffiandosi con gran rombo:
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