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      Franz si contentava di dire:
      – Mi subito sentito, subito veduto – e ci aggiungeva un moto come di chi caccia le mosche. Pel pover uomo era stata la prima volta che avea fatto la sua volontà dopo sposato. Altro non aggiungeva.
      Ma la siora Cattina: oh! per lei era un piccolo poema e lo raccontava come va! e con una certa arte accomodata all'uso dei tempi.
      – Appena si son visti – diceva ella – Sua Eccellenza (il generale) gli è andato incontro e si son parlati... In tedesco... eh! – si affrettava d'aggiunger a bassa voce, con un certo vezzo di buffoneria che toglieva a quelle parole il senso disgustoso, – io non ho capito niente delle loro bestemmie, e né m'importa di capire... mi basta la cosa...
      – Già – disse la Marietta, madre di Salvatore, – quello premeva... Maria Santissima! – E l'altra:
      – Ma io dal saluto che costui ha fatto al mio signor consorte ho visto che la grazia era accordata; già le persone a modo ottengono presto rispetto... io posso dire che a Noale vado alle conversazioni delle prime famiglie – e qui inclinando il suo collo di giraffa, tutto a granate, coralli e catenelle, e col bocchino chiuso, soggiunse piano quella cosa che sapete: – che quando piove la marchesa d'Altariva la manda a prendere in carrozza.
      Passiamo ora, per rispetto alle gerarchie sociali, in cucina. Voi udite la Lucia, la Betta, Biasio e anco il figliuolo.
      – Vedete?... – esclamò in aria di trionfo la Lucia – i Tedeschi son qua, la contessa è tornata con suo marito. I' ve l'ho detto... vero, Biasio?


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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