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      Riprendo la penna dopo un giorno di silenzio. Sappi che ho conclusa la pace col colera... sí, non mi sgridare!... dopo che n'ha fatta una di buona, per quanto credo. S'è portato via Ernesto, quell'arnesaccio, come lo chiama Cino, quel figuro, cagione di tanti mali. Senti come lo venni a scoprire: cercavo un amico che stava in una tal casa, abitata por lo meno da quaranta inquilini. Mi presento all'uscio, picchio, ripicchio, nessuno dà segno di vita... tu non lo crederai, eppure è vero... erano morti tutti!... puoi pensare che confusione, che orrore! Fra i cadaveri c'era, secondo assicurano, Ernesto e la sua sposa. Tua sorella, e mia futura cognata può ringraziar Dio d'essersi condotta sotto il tetto conjugale e di non averlo mai definitivamente lasciato per quel bell'imbusto. Se tu sapessi quante n'ha fatte! Era uno dei pochi che disonoravano la causa. Ammogliato con quella giovine ricca che sai, quasi gli toccava andare in prigione il dí delle nozze, pei tanti debiti. Insomma che la Teresa ringrazii il cielo dí e notte. La sua ambizione era di trovarsi qui, dietro le orme dell'eroe. Come sarebbe finita! Ce ne fu un'altra, poverina, illusa, tradita, che spirò sopra una barca, nel piú disperato abbandono, forse anco di chi era stato causa della sua perdita; senza un parente, un amico, senza un cane. E dicono che avesse palazzi da regina laggiú al suo paese! In verità si abbrividisce, per quanto si sia storditi e leggeri come il tuo Salvatore.
      Almeno quei due a Malghera son morti assieme: sai che ci fu un bombardamento del diavolo e a starci là, non era mica sano.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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