.. o dov'è ella? – chiese quindi con qualche premura e curiosità.
A cui Guido:
– S'è ritirata in un monastero nelle vicinanze di Roma.
– Oh! Dio... là... cosí sola?
– Sola no: ha portato con sé una statua! – Fiorenza non replicò verbo, ma Alessandro uscí con una sfuriata contro i monasteri. Fiorenza pareva soffrire, quantunque Alessandro non toccasse minimamente la religione nella sua divina essenza; ma si inferociva nella disputa, parendogli che Fiorenza desse appoggio a Guido, o si sentisse da lui appoggiata. L'antica lotta di quei tre cuori durava tuttavia.
– Sta a vedere – irruppe con iracondia repressa – ch'io avrò torto anco in questo! e che sarà bello il fatto che uomini e donne in una società civile abbiano, o pigri o dementi, da appartarsi, e chiudersi nei chiostri, terminando la loro esistenza, che potrebbe ancora tornar utile a quached'uno, terminandola invece come le eroine e gli eroi nei romanzi del padre Brésciani!
– Dio liberi! – disse Guido, – se i conventi fossero nella quantità e qualità di quelli d'una volta; però son cose a cui provvede l'opinione pubblica, e di mano in mano che si rischiara, esclude gli sconci, scema gli abusi, in una parola migliora. Ma sul torre del tutto, è un altro discorso, poiché riuscirà difficile un ritiro nel quale se si dia un'anima desolata, a cui fu rapita ogni affezione, ogni contentezza del cuore, un'anima che nel mondo trovi solo memorie di lagrime e di martirio, e a cui torni impossibile da circonstanze particolari, dal dolore stesso, o dal rimorso o da qualunque causa, di rifarsi mai piú, e di mai piú rivivere: a cui insomma, troncata la vita del sentimento, divenga conforto unico la pace e la preghiera.
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