Oggi è la Russia che ci aiuta, domani la Prussia.
– Più facile la Russia che la Prussia – disse Rocco – io alle millanterie, alle spavalderie, alle ire di questa poco credo, e s'è visto come fece per liberare lo Schleswig; litigano e poi se la intendono. Alla Russia invece l'Austria, per domar l'Ungheria, dovette (e ne sia benedetta la resistenza di Venezia ad ogni costo) dovette ricorrere. Ha contratto un obbligo... e guai se non glielo paga, son contratti di sangue che, non mantenuti, cambiano il soccorritore in carnefice; sta a vedere cosa ser Nicoletto, Czar di tutto le Russie, domanderà poi alla comare pel comparesimo.
– Oh! bella... andare in Oriente, lo vede un cieco...
– Se l'Inghilterra ce lo permetterà...
– No di certo – esclamò Rocco – e quella nazione guarda il suo tornaconto, sicché se l'Austria non è ingrata con la Russia è uccisa dalla Inghilterra... sai che gl'Inglesi non ischerzano...
– Cari quegl'Inglesi – disse Salvatore, interrompendo un vivacissimo dialogo colla sua Clelia – dopo d'averci nelle persone di lord Minto e compagni, istigati alla rivoluzione, consigliarono il governo di Venezia a raccomandarsi alla clemenza di S. M. l'imperatore.
– Vivano i diplomatici! – interruppe Rocco – meriterebbero d'essere trattati come Gorzkowski trattò il povero Ugo Bassi!
– Ma dicevo dunque – riprese Alessandro che ci teneva a finire il suo discorso – dicevo per noi tutto è buono; l'annunzio d'un – si sente il cannone... o è stata messa fuori la bandiera tricolore: o vengono i francesi: e simili frottole.
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