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      Bisogna compatirci se di tutto (perfino della speranza che in un impeto di carità cristiana, l'Austria ci ridoni a noi stessi) noi facciamo tesoro, se di tutto ci serviamo a scotere quell'apatia che ci opprime, e che è pur passione... Per noi dunque va bene, ma per te?... tu sei freddo... tu computi, tu sai ridere con tutta ragione agli spropositi di noi poveri pazzi, talché il dire, che vai in Piemonte a combattere adesso, può significare una sublime divinazione o una crudele ironia.
      Guido sorrise, e si apprestava a rispondere, quando Rocce lo interruppe, interpellando vivace Alessandro.
      – Che?... intenderesti forse – esclamò – che non ci sia da sperare in Buonaparte?... eh!... quando ci ha un Napoleonide sul trono; allora la Francia monta a cavallo. Vi è un fascino potente in quel nome!
      – Abbiate pazienza... – interruppe Salvatore, – io nel vostro Napoleone nutro pochissima fede, e di quella Repubblica mi par che si possa dire – imperiale e regia. Magari pure la montasse a cavallo... ché già noi, ancora che si trovi qualche volta a litigare con essa, pur alla fine con quella nazione c'intendiamo. E allora: en avant et pas de pur!
      – Ho visto, – disse la Clelia – ho visto in un foglio come passando per un tal quartiere di Parigi gli gridarono – vive l'empereur!
      – Benedetti francesi – mormorò Alessandro –– tanto bravi, tanto cavallereschi ed eroi, e non san reggere senza indossare livrea. Son belli e buoni, dopo d'aver dato il segnale dell'aurora de' popoli, come scrisse il signor di Lamartine, son capacissimi di far lega coi nostri nemici.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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