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      – Si dava di gambetto quando si volea liberarsene – esclamò Rocco. – Di certo è messo là se non da Pretoriani, dall'aristocrazia, per paura del socialismo... avrebbero, per iscongiurare quello spavento, accettato Pulcinella.
      – Possono andar paghi – proruppe Alessandro – di aver fatto di gran faccende i fautori del despotismo, con quello spettro rosso. Anco qui i poltroni si son data la parola... – uh! Dio! piuttosto che i Mazziniani, piuttosto che la repubblica, stiamo sotto ai Tedeschi. – E questi son gli uomini di proposito che parlan cosí... per amor del cielo non abbiano a piovere disgrazie sui loro campi, e ci possano coltivare i cavoli a tutto loro agio...
      – Sarà un'impressione – mormorò Fiorenza – ma anche a me non sorride per nulla l'idea di mazzinianismo e di republica. – La Clelia fece un moto d'assentimento.
      – Perché tu ne avevi incarnata l'idea in Daniele, il quale era un traditore... e che tu odiavi... Nel caso concreto poi Mazzini fu il primo a pensare all'Italia...
      – Già – lo interruppe Salvatore – tuttoché abborrenti dal despotismo, noi non siamo nè repubblicani, nè socialisti, nè monarchici; vogliamo il nostro paese redento... Ma in ogni modo perché farsi tanta paura di repubblicani e di quattro arrabbiati socialisti, comunisti... che il diavolo se li porti! L'armata piemontese, un'armata qualunque che avesse vinta l'Austria o che?... forse non li saprebbe far stare a segno? – A cui Alessandro:
      – S'intende? – e poi violento e ringhioso: – pretesto gli è, pretesto per non moversi.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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