– Per te dunque è religione? – mormorò Alessandro, suo malgrado, compreso di simpatia alla chiara esposizione delle idee d'un uomo, ch'era possibile odiare ma non disprezzare.
– E se non fosse religione la sentirei forse? fuori che Dio cosa v'è d'assoluto? – rispose Guido, levandosi in piedi, e rimanendo con tale un'espressione ed attitudine di nobile protesta, con tale slancio, rivelante un'anima piagata, incapace di mediocri sensi, ma pronta a dare il sangue per un pensiero, per un affetto: quello solo, e non lasciarlo mai piú.
– Questa è la mia fede – continuò; – in questa potentissima sintesi s'appaga la mia anima, che della rivoluzione, ossia dell'analisi, non si serve che a distruggere, ma che cerca subito di riedificare. Cosa importano le applicazioni del momento?... lasciate che si agglomerino armi e si alzino fortezze. L'Italia sarà Italia, perché l'avanzamento d'un'idea universa è infallibile.
Tutti aveano ascoltato Guido in silenzio, mentre la mollezza della sua pronuncia, tutto orientale, facea sí che le parole, con cui annunziava la speranza, uscissero come onde armoniose dalla sua bocca, e la maniera eloquente del gestire aggiungendo alla maestà ed elevatezza de' suoi concetti. E qui senz'altro si mosse, e, porse la mano ad Alessandro, in segno di congedo.
– Dunque non ci vedremo piú? – esclamò con dolore Fiorenza che, senza ombra di sospetto, manifestò in quel momento tutta l'amicizia, tutta la riconoscenza del suo core verecondo per quell'uomo, che l'avea cosí nobilmente rispettata e protetta, forse contro sè stessa!
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