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– Chi lo sa? – dicono i Napoletani – rispose Guido, nascondendo, come ne avea l'uso, sotto un'aria di facezia, la sua emozione, e guardando pallidissimo in viso a Fiorenza.
– Secondo che sarà scritto – continuò quindi – il libro del futuro ci è chiuso, ma speriamo e aspettiamo. Allora Alessandro si avvicinò a Guido, e dettasi una parola fra loro due, da nessuno intesa, si abbracciarono; e il marito di Fiorenza tenne stretto Guido con vera effusione.
– Possa tu tornar presto – gli disse.
– O con questo o su questo – Addio Fiorenza; – e le strinse una mano. – Addio Clelia... quando vi sposate?
– Prestissimo – esclamò Salvatore.
– Ma la sposa non vi farà mica dimenticare l'Italia? – mormorò Guido, con dolce sorriso.
– Che! il primo patto è questo – riprese il giovane – ad ogni piú piccolo segnale di riscossa io torno a combattere, e combatterò fin che uno solo resterà in campo; l'ho giurato, e col mio amico Cino, stiamo all'erta...
– E io gli vo appresso – mormorò la Clelia.
– Allora ci andrò anch'io – disse la Marietta parlando per la prima volta – mi sono tanto strutta dal piangere, che a quella passione non mi ci vo' sottomettere piú.
– Brave! – rispose Guido: – voi invidiate all'Annita, moglie di Garibaldi, lo strazio patito nelle Marche, e l'eroica morte di quella lionessa!... Va bene... io vorrei ora come si usa, augurarvi ogni felicità; ma son tristi tempi per piantar casa, e la famiglia, invece d'essere un porto, è un dolore e un ostacolo di piú. In luogo d'auguri vi darò consigli.
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