Il Rossi della Tribuna, ed io stesso, in alcuni luoghi non trovammo sul tavolo che un Cristo col suo lumicino, che costituiva tutto l'ornamento del luogo; e confesso che tanta semplicità impose a Rossi ed a me, e di più doveva imporre a contadini ed operai, tra i quali è ancora vivo il sentimento religioso e che si esaltano maggiormente quando si parla loro in nome del Nazzareno.
I socî pagavano un tenuissimo contributo mensile e settimanale, che variava da luogo a luogo, ma che non oltrepassava una lira al mese. Le casse, come si può immaginare, non erano provviste e non avrebbero potuto far fronte alle spese ordinarie di amministrazione e molto meno a quelle straordinarie incontrate nell'aspra lotta col governo e colle classi dirigenti - se i più ricchi del partito non avessero fatto sacrifizî considerevoli. Soccorsi, ma in tenue misura, vennero dai socialisti del continente, della Germania, dell'Austria ed anche della Rumenia. Le scarse somme venute dall'estero, passarono per le mani del Prof. Labriola, che con vivo rammarico altra volta mi fece osservare che tra gli oblatori brillavano per la loro assenza i socialisti francesi. In qualche paese agricolo si fecero sufficienti provviste di frumento per opera di Presidenti e di soci preveggenti; ciò che consentì loro la resistenza, vittoriosa spesso, negli scioperi. Così a Corleone.
Alcuni Fasci praticavano il mutuo soccorso; altri avrebbero voluto fondare casse di resistenza, ma i mezzi erano del tutto inadeguati ai fini; si accennò qua e là, a cooperative di consumo, che fecero cattiva prova a Catania, dove cercarono sostituirvi dei prezzi di favore con particolari venditori di oggetti di consumo; scioperi inconsulti furono tentati ed una cooperativa di produzione ebbe vita per poco tempo in Palermo e finì miseramente.
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