Il sig. Enea Cavalieri giustamente osservò che in fondo, «astraendo dal loro infeudamento al socialismo, i Fasci, come nuclei operai, dovevano qualificarsi Società di resistenza, Trade-Unions insomma: principio di resistenza, che ha alte giustificazioni.»
Nessuno aveva, dunque, motivo di allarmarsi e di protestare se praticamente, in sostanza, i contadini e gli operai di Sicilia si organizzavano come in Inghilterra e facevano domande d'immediata realizzazione che vennero trovate ragionevoli da illustri professori di diritto, che le difesero in seno della Regia Commissione che discusse i Contratti agrarî.
Per la parte più radicale, ma di remota realizzazione, poi è bene notare che l'on. Marchese di San Giuliano, ex sottosegretario di Stato nel Ministero Giolitti - e pour cause mi limito tra i liberali e i conservatori a citare il solo rappresentante di Catania - nel suo libro: Le condizioni presenti della Sicilia (p. 135) considera come superstiziosa la venerazione di cui viene circondata la proprietà privata, che considera - al modo di Lassalle - quale una categoria storica modificabile col tempo nella legislazione. A che dunque far la voce grossa contro i socialisti, che dicono la stessa cosa?
In quanto allo spirito e ai moventi reali che spinsero alla costituzione dello insieme dei Fasci, perchè i fatti posteriori mi dettero ragione, credo opportuno ripetere ciò che scrissi altra volta.
«Anzitutto, - osservai in sul finire del luglio 1893 - a spiegare certi fenomeni non degni di ammirazione, è d'uopo rilevare che certi Fasci sono sorti come arma di combattimento contro locali Società operaie infeudate ad uomini ed a partiti diversi.
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