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      Egli è che il giorno in cui quel fido compagno della contadina viene ammazzato, nella sua casa c'è gran festa: se ne mangia la testa, se ne mangia il fegato, se ne mangiano i piedi bolliti e il sangue coagulato e se ne regala anche ai vicini; e ciò non capita che una volta all'anno. Di più colla vendita del resto la buona donna vede ricompensate le cure e le fatiche sue di un anno ricevendo dal macellaio, le trenta, le quaranta lire, che costituiscono la grande risorsa della famiglia, e colle quali provvede quasi sempre ai vestiti.
      Ma la scienza, la civiltà, l'igiene cominciano già a privare molte di queste povere famiglie di contadini della risorsa, per loro grande, dello allevamento del maiale! Gli agenti del municipio danno la caccia a questi compagni di Sant'Antonio, che altra volta passeggiavano liberamente per tanti paeselli della Sicilia. L'igiene e la decenza vi guadagnano di sicuro; ma nel bilancio del disgraziato contadino spunta il deficit. Così la civiltà gli si affaccia come una sventura e le guardie municipali, che adempiono al proprio dovere, gli divengono invise e gli riescono addirittura odiose se sono costrette a multarlo(32).
      Nelle zone zolfifere, il proletariato agricolo aveva una grande risorsa nei figli: un paio, gli procuravano circa due lire al giorno lavorando da carusi nella miniera, oltre lo anticipo da 50 a 150 lire, che ricevevano per una volta sola come si sa. Ora questa risorsa viene meno per la depressione dell'industria zolfifera.
      La misera condizione dei lavoratori della terra non è una constatazione da sentimentalisti; ma venne riconosciuta da persone insospettabili di esagerazione pel partito in cui militano, per le cariche che occupano, per la loro condizione sociale e per l'antagonismo in cui taluni si trovano coi capi del movimento socialista.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





Sant'Antonio Sicilia