L'organizzazione sociale, che fa capo al latifondo dal Baer viene riassunta, infine, così: «un'aristocrazia lontana dalle terre, che possiede e che non conosce, una classe media costituita da pochi esercenti le professioni liberali e da potenti fittajuoli in grande e da coloro, che vivono speculando sulla miseria altrui, ed un numeroso stuolo di poveri coloni e braccianti, è questa l'organizzazione sociale delle regioni dove prevale il latifondo; e non è dessa quella in cui le istituzioni politiche e amministrative della società odierna possano funzionare a pubblico vantaggio, in cui possa trovarsi cooperazione assidua, indipendente, giusta ed efficace agli ufficî del governo nell'amministrazione dei comuni, delle provincie, delle opere pie e fino della giustizia.»
Se il latifondo è in Sicilia ora com'è stato sempre e in ogni luogo pernicioso sorge spontanea la domanda: perchè esso dura da secoli e non scompare mentre è condannato dalla scienza, dal sentimento di giustizia, dall'umanità?
Fu notato che il latifondo dura in Sicilia da moltissimi secoli e preesisteva alla nascita del feudalismo sotto i Normanni. Il barone Benevantano lo fa rimontare ai tempi di Verre nel territorio di Lentini; e il Genovese sull'autorità di Diego Orlando, di Ludovico Bianchini, di Birri, di Palmieri, di Monsignor Lancia di Brolo, di Amari lo riporta non solo ai Romani, ma anche ai Cartaginesi.
Dal fatto di questa lunga durata se n'è voluto argomentare, che il latifondo in Sicilia è qualche cosa di fatale, che si connette alle condizioni fisiche e climatologiche dell'isola.
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