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Ed è altrettanto esplicito il Generale Corsi che osserva «essere tradizionale, ab antico, vivissimo in questo corpo sociale così composto, o per dir meglio, così mal composto, il parteggiare... E può darsi benissimo, che i partiti siano della stessa fede politica gli uni e gli altri o indifferenti del pari. Nel fondo però di quelle gare vi son talvolta antichi rancori di famiglia e allora tanto più facilmente le elezioni amministrative e politiche diventano un caso di Sciacca.» Così a pag. 280, mentre a pag. 332, dopo avere descritto l'intervento dei Fasci in queste gare, giustamente afferma che in molti paesi si fece un vero imbroglio tra Municipio, partiti e Fasci.
Chi non sa adesso che questi odî e queste lotte tra le famiglie più potenti di un comune hanno sopratutto contribuito alla organizzazione di Fasci che non avevano neppur l'ombra dell'idealità socialista, ma che dovevano servire agli interessi e alle passioni di un capo parte, e che aizzarono i contadini ed eccitarono ai tumulti?
In qual modo, poi, e con che mezzi questi partiti a base di odî e di lotte tra famiglie, esercitano il potere e l'influenza è anche noto.
L'on. Franchetti scrisse: «nella capitale dell'Isola e nei suoi contorni domina maggiore prepotenza privata, per effetto del maggiore concorso colà di membri delle clientele dominanti (Le condizioni politiche e amministrative della Sicilia nel 1876); clientele, soggiunse il Turiello, usate a riconoscere più spesso dov'è più folta la popolazione, nel prepotere privato, un diritto che non è poi impedito da alcuna autorità sociale più forte della loro volontà. (Governo e governati.
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