Vol. 1. p. 79.)»
E l'Alongi rincalzņ:
«Ne' piccoli e medī comuni, ci sono gruppi di preti, professionisti, operai, dati a questo e a quel signore. E i partiti non sono formati che da questi nuclei aderenti a un paio di signorotti sempre nemici per antichi odī, o per spirito di supremazia, o per libidine di potere e di prepotere su tutti, e specialmente sul bilancio comunale.
«Le oligarchie organizzate, sono, č vero, meno violenti e feroci di quelle da cui direttamente promanano (le feudali) ma sin dove possono giungere, ne hanno l'audacia e le pretese.
«E per sostenersi ricorrono a tutti i mezzi.
«Della legge e della legalitą hanno un concetto esclusivamente unilaterale; le riconoscono e vi ricorrono solo in quanto sanzionano il loro potere; per tutto il resto, o non esistono, o si possono violare impunemente.»
I maggiorenti, divisi ed organizzati in partiti che non hanno ragione politica, ma bensģ di astī e rancori personali, sono pienamente d'accordo; - presso a poco come Carlo V. e Francesco I. che volevano entrambi la stessa cosa: il ducato di Milano - onde alternandosi al potere, si imitano, si ripetono e nei procedimenti, e nei criteri amministrativi e nelle vendette sui vinti avversarī, e nell'imporre sempre le spese ad essi ed ai lavoratori in generale.
Le amministrazioni comunali e provinciali d'Italia e particolarmente della Sicilia somministrano le prove pił evidenti della sopraffazione di una classe a danno di un'altra(45), dei favoritismi, delle camorre, delle opere irrisoriamente dette pubbliche, ma che servono a benefizio di pochi, delle imposte fatte pagare di preferenza ai contribuenti appartenenti al partito vinto, delle imposte che gravano maggiormente sui consumi necessarī e sulle classi meno agiate e il cui prodotto serve per il teatro, per i ginnasī, per le passeggiate, per i giardini pubblici, per tutto ciņ che diverte o giova ai ricchi o ai meno disagiati.
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