A questo periodo precisamente si riferisce, e da tali avvenimenti e giudizî insani fu provocato, il celebre discorso pronunziato da Filippo Cordova nella Camera dei Deputati il 9 dicembre 1893. L'illustre statista siciliano allora non solo ricacciò in gola ai calunniatori dell'isola le loro sciocche insolenze, ma a coloro che ne facevano malgoverno indicò tutto un programma da seguire, i mali da rimuovere e il bene da promuovere.
Egli tra le approvazioni insolite della sinistra disse: «Io credo che un governo, allorquando riceve un paese non dalla conquista, ma dalle mani della rivoluzione debba domandare a sè stesso per quali bisogni questa rivoluzione si è fatta, che cosa voleva il popolo che si è sollevato e pensare in tutti i modi a soddisfare questi bisogni. Questo era il solo modo di ristabilire l'ordine, il solo modo di contentare completamente le popolazioni.»
«.... L'azione di un governo può essere promotrice della prosperità futura dei popoli e riparatrice degli abusi che si sono introdotti per il passato;.... e considero azione riparatrice quella che consiste nel rimuovere i tristi effetti delle passate legislazioni, dei monopoli, dei privilegi, nel distruggere gli abusi, che ancora possono esistervi.» E l'opera del governo doveva esplicarsi, secondo l'on. Cordova colla riforma del regime delle acque, colla pubblica istruzione, colle bonifiche, colla abolizione delle decime(55), colle nuove comunicazioni, colla sistemazione dei demanî comunali, colla trasformazione delle opere pie(56)....
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Filippo Cordova Camera Deputati Cordova
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