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      Si crederà forse che questa filippica faccia parte di una concitata concione di Garibaldi Bosco? Niente affatto: fu scritta dall'Alongi, capo di gabinetto del famigerato questore Lucchese, per combattere i Fasci nel Manuale della Pubblica sicurezza del chiarissimo consigliere di Stato Commendatore Astengo.
      Certo era facile ingannarsi o esagerare; era facile manifestare simpatia pei sofferenti prima e durante i tumulti; ma dopo? Ebbene, dopo, si constata:
      1) Che le condizioni dell'oggi non sono la conseguenza di fenomeni del tutto recenti; ma hanno la loro origine in un complesso di fatti e di tradizioni e di avvenimenti che rimontano ad epoche non vicine.
      2) Che sono ormai la bellezza di diciotto anni che un'inchiesta parlamentare constatò inutilmente lo stato vero dei contadini in Sicilia.
      3) Che il contadino siciliano, è perseverante, sobrio, laborioso, ma nello stesso tempo lo si è tenuto in un stato di semibarbarie.
      4) Che il contadino siciliano anche dopo conquistata la libertà e la redenzione, rimase nella condizione di servo ed oppresso e la posizione sua verso il padrone è quella di vassallo a feudatario.
      5) Che gli enormi latifondi, l'accentramento di vastissimi terreni in mano di pochi e le oligarchie comunali che non sempre s'inspirano a giustizia, e sovra tutto i contratti agricoli aggravano questo stato di cose.
      6) Che è opera altamente meritoria cercare in tutti i modi di mettere le classi agricole in condizione di resistere alle prepotenze dei padroni.
      Queste si crederebbero opinioni calunniose dell'anarchico Gulì e invece sono le convinzioni del Comm.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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