Sin dal 1863 il Cordova nel citato discorso a proposito della trascuranza criminosa del governo nelle quistioni demaniali, narrò questo episodio che vale a spiegare Caltavuturo: «Due onorevoli persone venute in Torino per sollecitare uno di questi affari, non avendo trovato quelle facilità con cui (bisogna rendere questa giustizia all'amministrazione napoletana) erano accolti in questo genere i reclami delle popolazioni, queste due onorevoli persone scoraggiate, presentatesi a me mi dissero: e adunque, signore, bisogna aspettare l'altra? «L'altra, diss'io, che cosa è?» Risposero: L'altra rivoluzione!»
E Cordova che non conosceva Fasci e sobillatori, nel 1863 soggiunse: «Signori, quando le popolazioni non si trovano soddisfatte di un ordine di cose, resta sempre un germe di movimenti, che possono produrre gravi pericoli!»
Uno storico eminente ed uomo politico a un tempo, il generale Marselli, risguardando l'insieme delle condizioni del continente meridionale e dell'isola, formulò il presagio in questi termini precisi: «se la sordida noncuranza di certi proprietari lascerà in pari tempo aumentarsi l'odio già condensato e feroce dei contadini, trattati come bestie, non è improbabile che un furioso uragano si scateni dalla bassa Italia sul resto della penisola e che l'insurrezione delle classi inferiori, schiave dell'avarizia e della prepotenza baronale, ritrovi un più astuto Masaniello od uno Spartaco più fortunato.»
Qui l'avvertimento per quanto tassativo è generico. Per la Sicilia in ispecie, e in vista dei possibili eventi che poscia si verificarono, si affermò ripetutamente - senza che chi doveva abbia smentito - che l'illustre generale Corsi, comandante il 12° corpo di armata, abbia mandato un preciso e allarmante rapporto al governo nello scorso anno sulle condizioni dell'isola denunziando gli imminenti pericoli(65).
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