Un brutto giorno dell'ottobre si va a denunziare al brigadiere dei carabinieri un curioso reato: un mucchio di concime, il cui valore non arrivava alle L. 20, di proprietà di un certo Cipolla, era stato sparso nelle sue stesse terre. Si premetta che il Cipolla era stato tra i pochi proprietarî di terre a Milocca - viveva altrove - che non era venuto a patti coi contadini del Fascio; chi poteva, dunque, commettere quel grave reato per vendicarsi del proprietario renitente?
Il Fascio! In forza di questa strana logica le autorità procedono all'arresto del Cannella, Presidente e di tutto il Consiglio direttivo del sodalizio e li sottomettono a processo per associazione a delinquere... E si parla misteriosamente di liste di proscrizione rinvenute presso i socî del Fascio, di pugnali, di formule terribili di giuramento, di preparate spartizioni di terre....
Le donne di quell'ameno villaggio, le quali non sono meno gagliarde degli uomini, indignate di quella che a loro sembrava infame prepotenza, insorgono in numero di 500, assaltano la caserma dei carabinieri, ne sfondano le porte e liberano i cinque arrestati della vigilia. Non un solo uomo si unì alle donne; e di fronte a questo esercito infuriato, ma inerme, i carabinieri non ebbero cuore di far fuoco e perciò non si deplorarono morti o feriti. Delle intenzioni delle donne, che non si seppero rassegnare a vedere arrestati ingiustamente i mariti e i figli se ne ha la prova in questa circostanza: ebbre di gioia per la liberazione dei prigionieri, s'impadronirono delle armi dei carabinieri, non per adoperarle, ma per condurle in trionfo; e in trionfo condussero sulle loro braccia, baciandolo in volto, un carabiniere che si era mostrato più umano e pietoso verso di loro.
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