L'opera mia e dei miei amici e del Presidente del Fascio di Milocca fu da veri uomini di ordine, che mostravano fede nella magistratura; e ad onor del vero devo confessare, che in questa occasione essa meritò la fiducia.
Eravamo al 1° Novembre, giorno dei Morti, che si rispetta dai contadini e dagli zolfatari coll'astensione dal lavoro e ripartimmo nel meriggio da Milocca per Grotte per riprendere il treno, che doveva restituirci alle nostre case. I contadini di Milocca in massa, con l'avv. Vella presidente del Fascio di Racalmuto, ci accompagnano sino a mezza strada; dove per fare più presto ed arrivare in tempo a non mancare il treno si mutò itinerario ed invece che a Grotte c'indirizzammo a Racalmuto. Qualcuno per iscorciatoie scabrose, ci precorse ed avvisò la cittadinanza del nostro imminente arrivo; una imponente dimostrazione fu improvvisata che ci venne incontro preceduta del rosso gonfalone e dalla fanfara del Fascio, e, percorso tranquillamente il paese per lungo e per largo, ci accompagnò alla stazione. Non un grido sovversivo fu emesso, non il menomo disordine fu deplorato, come poscia unanimemente deposero innanzi al Tribunale di Girgenti gl'impiegati ferroviarî e parecchi altri cittadini nè radicali nè socialisti; eppure nel momento in cui arriva il treno e ci scambiavamo affettuose strette di mano, senza intimazione, senza avvisi, senza il benchè menomo pretesto, un carabiniere ed un maresciallo si scagliano all'improvviso sul portabandiera e gli strappano il gonfalone.
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