E in questo stato di animi, che costituiva una vera anarchia politica e morale, si pervenne al mese di dicembre, quando tutto ciò che si era seminato dette i suoi frutti; quando la passione prese il sopravvento; quando la paura del peggio, la speranza di miglioramenti, la sicurezza di ottenerli mostrando i denti fecero confondere tutti i criteri, fecero adoperare i mezzi leciti e quelli illegali. Ma tutto questo avveniva con tanta incoscienza, con tanto insensibile passaggio dal giusto all'ingiusto, con tanto fatale concatenamento di episodî, di provocazioni e e di reazioni, che poca colpa vera si può dare alla parte popolare anche là dove trascese, a Partinico, a Monreale, a Castelvetrano, a Mazzara del Vallo, a Valguarnera, ecc. ecc.
E mi fermo alle scene di Valguarnera, perchè furono caratteristiche. Ivi non c'era Fascio; chi si era adoperato a farlo sorgere aveva dovuto rinunziarvi per mancanza assoluta di elementi adatti, per il lealismo monarchico ed anche conservatore di cui facevano mostra a gara i partiti amministrativi in aspro antagonismo tra loro.
Il malessere economico, però, per la crisi zolfifera ed agraria vi era profondo e generale; il fermento nel popolo e la indignazione contro le autorità raggiunsero le proporzioni più alte per la inettitudine, per la imprudenza e per la prepotenza mostrata dal locale delegato di Pubblica sicurezza il giorno 4 dicembre nella miniera di Grottacalda, in occasione della festa di Santa Barbara organizzata dalla amministrazione - composta da persone temperatissime - e alla quale avevano preso parte parecchie migliaia di pacifici lavoratori di Piazza Armerina, di Castrogiovanni e di Valguarnera.
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