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      In questo stato di animi e con tali autoritą il giorno 25 un zolfataro, un certo Di Dio - sopranominato Cottonaro - assai malvisto, comincia ad arringare il popolo esponendo propositi sovversivi, come li qualificarono gli avversari. Il delegato, che non aveva ai suoi ordini se non due carabinieri volle arrestare l'improvvisato tribuno in mezzo ad una folla di alcune migliaia di persone. Non solo: quando la folla ne chiede la liberazione, un carabiniere spara un colpo di rivoltella. Allora si scatena il furore dei dimostranti...
      Il delegato ed il sindaco scappano e si nascondono; i carabinieri si chiudono nella caserma e i tumultanti rimangono padroni del campo: interrompono le comunicazioni telegrafiche, liberano i detenuti, devastano e incendiano la casa del sindaco, la pretura, gli uffizī pubblici, saccheggiano diverse case e negozī. I danni prodotti sorpassano il milione di lire - ma credo che la cifra sia stata molto esagerata. Nei tumulti di Valguarnera si ebbero a deplorare parecchie rapine che - sia detto ad onore del popolo - non si ripeterono in nessun altro luogo. Spesso anzi ci fu fanatismo nel mostrarsi onesti; e nella stessa Valguarnera, quasi a compenso, si ricorda che i tumultanti posero in cimento la propria vita per salvare alcuni fanciulli in una casa cui avevano appiccato l'incendio. Le rapine si spiegano col fatto che passato il primo momento non restarono a spadroneggiare se non una trentina di malviventi, che non miravano ad altro se non a rubare. Non ci furono morti; e ci fu un solo ferito per un colpo tirato da un carabiniere.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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