Il generale Morra di Lavriano terminò la sua eloquente, patriottica e veritiera concione facendo un parallelo tra le vittorie ottenute in Sicilia dai soldati italiani e quella, allora recentissima, ottenuta in Africa ad Agordat, non senza esprimere il rammarico che essi dovevano provare combattendo contro uomini che parlano la stessa loro lingua... E dopo il solito volo lirico all'unità ed a Casa Savoia, al suono della marcia reale, le truppe sfilarono dinanzi al generale ed ai premiati, che erano il Tenente Serra del 27° Fanteria, il caporale Puttini dello stesso reggimento e il carabiniere Profita.
Non mi permetterò alcun commento sulla opportunità politica del parallelo tra le vittorie ottenute in Africa e... in Sicilia; nè sulla convenienza di premiare i valorosi che uccidono inermi italiani.
XVII.
LE RESPONSABILITÀ
a)
IL CLERO
Esposti gli avvenimenti siciliani dell'anno 1893 e del principio del 1894 si devono esporre le responsabilità degli attori: del clero - cui si volle attribuire un'azione, che non ha esercitato e che è stata diversa da quella, che gli venne attribuita - del popolo, e del governo principalmente.
Comincio dal clero.
Sin da quando l'attenzione pubblica sul continente si fermò sulle cose di Sicilia, prima ancora che si arrivasse al periodo acuto dei mesi di dicembre 1893 e gennaio 1894, da una certa stampa con soverchia insistenza s'insinuò che il clero soffiava nel fuoco. L'insinuazione era abile, perchè mirava a discreditare il movimento ed a renderlo inviso alla maggioranza liberale del popolo italiano, che beve grosso e si lascia facilmente ingannare da un patriottismo quarantottesco, ogni volta che gli si parla del nemico che si annida nel Vaticano.
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