» Sono parole del moderatissimo Massari e pronunziate quando della sincerità di certe oneste dichiarazioni dei moderati non si poteva dubitare, perchè essi erano al potere e non avevano bisogno di ostentare sensi umanitarî o democratici per fare la critica degli avversarî.
Pasquale Villari nelle sue splendide Lettere Meridionali, riassunse coll'usata sua acutezza tali discussioni, che deve rileggere chiunque voglia ora giudicare rettamente su i casi di Sicilia e apprendere pure di quanto gli uomini di ordine e di governo di allora fossero superiori a quelli di oggi.
Posteriormente c'è stato un altro scrittore, che è ritornato sullo stesso argomento ed ha raggruppato i fatti e le considerazioni in guisa tale che meravigliosamente si adattano agli ultimi avvenimenti della perla del Mediterraneo.
Vale la pena di arricchire questa collezione di documenti con i seguenti brani del Turiello: «Il feudalismo lasciò più viva che altrove nell'Italia meridionale la differenza fra la plebe.... Il bilanciarsi più o meno velato dell'autorità regia, tra la plebe e la borghesia, rimane la chiave dei rivolgimenti napoletani di tutto(94) il periodo corso dal 1806 al 1861, quando il brigante Crocco a Menfi, seguito da migliaia di villani per l'ultima volta tentò la restaurazione borbonica!......
«Alle rumorose sollevazioni sociali in veste politica, che seguirono dal 1806 in poi, sotto nome di brigantaggio, bisognerebbe aggiungere, per intendere la condizione reale della opposizione dei due ceti in molte delle nostre campagne, la ricerca e l'enumerazione minuta d'infiniti casi di sollevazioni locali di contadini, a fin di dividersi terre controverse, in ogni periodo in cui parve meno vigorosa in queste provincie l'autorità dello Stato.
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