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      Il governo è responsabile per la sua azione diretta e che fa capo a Roma, e ancora di più per quella dei suoi rappresentanti locali, ora disonesti ora inetti - partigiani sempre - contro ai quali gli uomini più eletti dell'isola protestarono in ogni tempo invocandoli migliori. Di quanto fecero i prefetti e la polizia risponde il governo centrale, non solo per le ragioni che derivano dallo stesso regime parlamentare, ma ancora di più per la impunità che quello ha voluto sempre concedere ai suoi subalterni, e per l'incoraggiamento dato al malfare coi premi e le promozioni in ragione diretta della audacia mostrata nella violazione delle leggi e di quei principi fondamentali, che - anche se non regolati esplicitamente da leggi speciali, come vorrebbe lo Statuto, e come sarebbe il caso quanto al diritto di associazione e di riunione - dovrebbero pure far parte del diritto pubblico di un paese, che creda di vivere sotto il libero regime rappresentativo.
      La responsabilità di questa ultima fase di esplosione che ricade sul governo per l'inettitudine e per l'imprudenza dei suoi agenti potrei io dimostrare con molti esempi. Mi limito solo ad accennare a quel tal delegato di Racalmuto, il quale medita stupidamente ed eseguisce una aggressione illegale contro una folla di un migliaio di cittadini, avendo due soli carabinieri e ch'è premiato, di poi, per essersi ecclissato nel momento critico del pericolo; e al delegato di Valguarnera che ordina ad altri due carabinieri di far fuoco contro un assembramento di parecchie migliaia di persone già eccitate; e faccio anche menzione di quel Prefetto di Trapani, che perdette del tutto la bussola appena ebbe notizia dei primi tumulti, rimanendo in balia degli eventi come fece il suo collega di Napoli nell'agosto del 1893: e di tanti altri funzionarî di polizia - specialmente della provincia di Caltanissetta - che si sono chiariti di una inettitudine superlativa nella ricerca di delinquenti e nella repressione del delitto, ma audacissimi nel denunziare come pericolosi i più onesti e pacifici cittadini, e che pur sono stati premiati più volte nonostante il contrario avviso della magistratura.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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