Così facendo - confondendo il moto sociale colla manifestazione criminosa - credette d'infangare il primo per discreditarlo, senza però d'altra parte nutrire la speranza di fare scomparire la seconda, che dalla insana confusione non poteva che ricevere incremento.
E per giudicare insana tale misura mi appello all'on. Di San Giuliano, che pur avendo fatto parte del gabinetto dell'on. Giolitti onestamente riconobbe: «che il peggioramento delle condizioni della pubblica sicurezza non è un effetto della propaganda, cui si devono i Fasci, ma tanto il successo di questa propaganda e i disordini che ne conseguono, quanto l'aumento dei furti e delle grassazioni sono effetti simultanei del disagio economico.» (op. cit. p. 14).
Il generale Corsi alla sua volta fece questa speciale e preziosa osservazione: «del moto dei Fasci rimasero quasi affatto immuni i circondarî di Cefalù e Mistretta, quelli appunto ch'erano in maggior sospetto di malandrinaggio.» (p. 366).
Il senatore Sensales, pei suoi prececenti e pel posto che occupava, era certo il meno adatto di tutti a conoscere i mali e a suggerire confacenti rimedî.
Del resto, il direttore generale della Pubblica Sicurezza non mostrò alcuna intenzione di studiare e conoscere; percorse rapidamente l'isola da Palermo a Messina, sentì i prefetti, si fece ossequiare alle stazioni ferroviarie per un minuto dai delegati suoi dipendenti, non chiamò notabili, non chiamò e non volle sentire gli oppressi. A Corleone soltanto - forte della coscienza del proprio retto operato - il Presidente del Fascio, B. Verro, si presentò da sè al Sensales per sottoporgli le doglianze e le ragioni, veri cahiers, dei lavoratori della propria regione.
| |
San Giuliano Fasci Corsi Fasci Cefalù Mistretta Sensales Pubblica Sicurezza Palermo Messina Corleone Presidente Fascio Verro Sensales Giolitti
|