Si esagerarono a bella posta alcuni fatti, e della esagerazione dą la prova il Generale Corsi, che scrive: «in sostanza l'Inferno a cui s'č ridotta la Sicilia č un inferno assai tollerabile, a vederlo da presso, senza paura e senz'odio, senza il maledetto spirito di parte. Nč tutto il male che si poteva e si voleva fare dagli scioperanti fu fatto; gl'incendī delle pagliaie e dei fienili non furono molti, non moltissimi gli abigeati, i guasti ai colti non frequenti nč grandi; gli armenti non furono abbandonati alla campagna dai pastori, come si diceva che sarebbe avvenuto; dei campieri non fu fatta strage; i lavoratori chiamati da altre parti da alcuni proprietari non furono costretti a cessare il lavoro...» (Sicilia, p. 337 e 338).
Il pretesto pił ordinario agli arresti e agli arbitrī innumerevoli perpetrati sotto il ministero Giolitti, - o contro i Fasci collettivamente o contro i singoli membri - venne somministrato dallo sciopero e dai suoi naturali inconvenienti. Questi inconvenienti, che ogni giorno si constatano ancora e in maggior misura in Inghilterra, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, dove agiscono masse di operai colti, educati alla vita pubblica e che hanno da lungo tempo adoperato questo mezzo - riconosciuto legittimo da conservatori e da economisti liberisti - per migliorare la propria condizione economica col rialzo dei salari, dovevano esser guardati con benevolenza dalle autoritą perchč si sperimentavano nell'agitazione legale intrapresa per la prima volta dai lavoratori della Sicilia, incalzati dal bisogno assoluto ed urgente di migliorare la propria condizione.
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