Nello insieme il programma invocava il miglioramento della condizione economica dei lavoratori; ma non avrebbe potuto scandalizzarsene l'on. Crispi, che nel suo discorso di Palermo del 1886 aveva detto queste parole.
«...Il Secolo XVIII ci diede l'emancipazione della borghesia; il secolo XIX ci darà l'emancipazione delle plebi... La borghesia non ha più nulla da chiedere e nulla da ottenere. Nell'ordine politico e amministrativo essa non ha rivali pel governo della nazione; nell'ordine economico ha un impero assoluto, perchè sua è la ricchezza del paese... Colla terra e col denaro tiene incontrastato il dominio economico che le assicura quello politico.
«Alle plebi manca tutto... Bisogna, infine, che gli operai siano redenti dalla schiavitù dell'ignoranza e dalla schiavitù del capitale.»
C'era forse una minaccia nelle ultime parole del manifesto del Comitato? Ma era sempre formulata in termini più blandi e meno rivoluzionarî di quelli adoperati dallo stesso on. Crispi in un telegramma del 1892 alle società popolari di Siracusa.
La gravità e la incriminabilità del manifesto risultavano dalle condizioni del momento in cui era stato lanciato e dalle persone cui era diretto? Ma per fare effetto - e l'effetto che si desiderava era la calma - sopra popolazioni in fermento, tale linguaggio era il solo adatto perchè dava affidamento ad esse che la loro causa non sarebbe stata abbandonata e che le loro giuste rivendicazioni sarebbero state propugnate con energia.
Ad ogni modo il linguaggio di giovani ardenti e non trattenuti da alcun legame ufficiale era sincero, corrispondeva alla verità e fa uno strano contrasto con quello dell'on.
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