Esposi agli amici, che attendevano ansiosi l'esito del colloquio, tutti gl'inconvenienti della soluzione proposta e dichiarai la mia grande avversione ad assumere la responsabilità di un atto, che per gli uni doveva crearmi un titolo di onore, che non mi spettava, e per gli altri un grave demerito non meritato del pari. Ma gli amici m'imposero di sobbarcarmi a tutto ed alla fine acconsentii a firmare l'appello, purchè nei giornali di Palermo contemporaneamente alla sua pubblicazione venisse detto perchè e come era stato da me solo sottoscritto. Ciò fu fatto in Palermo: e ciò venne inoltre telegrafato dai rispettivi corrispondenti ai principali giornali del continente (Secolo, Tribuna, Resto del Carlino, Roma, Messaggero, Corriere della sera, ecc. ecc.)(104).
Poco dopo che in nome dei repubblicani e socialisti di Sicilia venne diramato il telegramma-circolare, che raccomandava la calma, un manifesto che riusciva alla identica conclusione venne pubblicato nel continente a firma del gruppo parlamentare del Partito italiano dei lavoratori. Non ci fu intesa tra l'uno e l'altro ed è notevole perciò la concordanza degli intendimenti manifestati, come indizio sicuro che essi rispondevano alle esigenze del momento.
Quale sia stata l'influenza delle parole e dei consigli del partito repubblicano e socialista non è il momento di esaminare; nè potrei essere adatto a farlo. Mi sarà consentito, però, di notare che in Italia fece una eccellente impressione e che l'opera di tale partito venne giudicata come una vittoria morale sul Regio Commissario straordinario ed una condanna della inerzia di altri uomini politici, specialmente siciliani, che avrebbero dovuto farsi vivi in momenti di pericolo.
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