Tale sorte durissima toccò allo studente Lo Sardo di Naso, al Pinnavaja di Caltanisetta. Nessuno ha osato formulare un accusa contro il primo: l'università di Messina - studenti e professori - ha levato sdegnata la voce; e in quanto al Pinnavaja, che conosco personalmente da molti anni assicuro e garantisco sul mio onore e sulla mia coscienza, che mentisce e calunnia chiunque osa dipingerlo come malvivente o pregiudicato e sinanco come politicamente pericoloso, poichè egli ha l'animo mite di una fanciulla(107)!
Mentre scrivo - luglio 1894 - sette mesi sono trascorsi dal giorno della proclamazione dello Stato di assedio, l'ordine non è stato menomamente turbato e le prigioni d'Italia rigurgitano ancora di prigionieri siciliani, e a Favignana, Pantelleria, Lampedusa, Ponza, Ustica, Lipari, Tremiti, Porto Ercole, ecc., si contano a centinaia i cittadini condannati a domicilio coatto senza alcun processo e spessissimo senza che mai per lo passato abbiano avuto da fare colla giustizia e colla polizia.
Lo strazio fatto della libertà individuale - il più prezioso dei diritti - è stato completato da quello della libertà di riunione e di associazione. Quando la reazione stende le unghie adunche per violare il diritto di riunione e di associazione lo spettacolo, ora si fa grottesco, ora volge al serio ed al doloroso. I Fasci dei Lavoratori in generale non aspettarono le ingiunzioni del generale Morra di Lavriano per isciogliersi; quando fiutarono per l'aria ciò che si apparecchiava contro di loro, spontaneamente si sciolsero e divisero la modesta mobiglia tra i socî o la regalarono ad istituti pii; fecero in pezzi i gonfaloni e li conservarono come un caro ricordo e colla speranza di poterli riunire in un non lontano e meno triste avvenire; bruciarono gli elenchi dei socî e divisero ai poveri lo scarso peculio, dove c'era.
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