Sicuramente a tanto non sarebbe arrivato Maniscalco, ch'era ai servizî di un governo assoluto ed agiva conformemente; ma quello era una persona seria(109).
Pari intelligenza e pari liberalismo ed equanimità si mise nello esercizio della censura preventiva, poichè è bene sapere che per un certo tempo le bozze di stampa dei giornali erano esaminate e non potevano pubblicarsi senza il permesso dei superiori. Si vede che il generale Morra di Lavriano volle far godere ai Siciliani lo spettacolo della risurezione frammentaria del regime pontificio, per far loro meglio apprezzare i benefizî del regime costituzionale italiano sotto il quale semplicemente si sequestra. E per siffatta censura preventiva i giornali spesso si ponevano in vendita con delle intere colonne in un bianco candidissimo, che rappresentavano gli articoli pei quali non era stato accordato il sabaudo: imprimatur!
Dopo la censura, si ha la soppressione pura e semplice.
Fu soppressa l'Unione di Catania: soppressi il Riscatto, il Vespro, i Pagliacci di Messina; e soppresso in Palermo fu l'Amico del popolo, giornale monarchico che si pubblicava da trentatrè anni, e soppresso fu il Siciliano. Quest'ultima(110) soppressione merita qualche parola di più del semplice annunzio del fatto. Il Siciliano, giornale repubblicano socialista, durante lo stato di assedio sbalordì per la sua temperanza; esso, senza rinunziare ai propri ideali, tenne un linguaggio che anche ai tempi di Maniscalco, di borbonica memoria, sarebbe stato trovato correttissimo.
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