Nè valgono a dimostrare il contrario le miserevoli argomentazioni degli epigoni dell'on. Crispi, i quali contorcono la storia e la logica con la speranza di giustificarlo dalla grande accusa di avere violato la Costituzione.
Ora uno dei più eminenti scrittori di diritto costituzionale, il monarchico e dinastico prof. Casanova, nota: «un governo costituzionale cessa di esistere tostochè più non esiste la Costituzione: essa non esiste tosto che fu violata. Il governo che la viola lacera il proprio titolo a governare: da questo istante può ben sussistere in virtù della forza, non già in virtù della Costituzione.»
La più mite e legale illazione di questo canone rettissimo di diritto costituzionale la trassero gli on. Prampolini, Badaloni, Ferri, Agnini e Berenini i quali - più rispettosi delle leggi che coloro i quali se ne dicono i custodi - proposero alla Camera dei Deputati di porre in istato di accusa il ministero presieduto dall'on. Crispi, che aveva violato la Costituzione. E in istato di accusa fu messo in Francia nel 1830 il ministero Polignac per avere violato colle ordinanze di luglio la Carta del 1814.
Ma là la rivoluzione era trionfante e in Italia la vittoria era, incontrastata, del potere esecutivo; la Camera dei deputati, quindi, ghignò sul viso ai socialisti che invocarono il rispetto delle leggi e dello Statuto, e s'inchinò reverente dinanzi alla forza trionfante!
Se i Tribunali di guerra erano illegali nella loro origine, la loro istituzione, guardata da un elevato punto di vista, doveva considerarsi come impolitica, nè da essi poteva emanare equanimità di giudicati.
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