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      Il maresciallo fu difeso da Berryer, padre, che sostenne l'incompetenza del Consiglio di guerra. Queste furono le ragioni sostenute: il giudizio su preteso crimine di Stato non essere domandato ad un Consiglio di guerra. Il sovrano, capo dell'esercito, si osservò, non poteva pronunziare in causa propria, per giudizio dei suoi ufficiali. L'articolo 33 della Costituzione affidava alla Camera dei Pari la procedura per i crimini di alto tradimento. Gli articoli 62 e 63 vietavano di sottrarre un prevenuto ai suoi giudici naturali. Il re per un altro(117) articolo del Patto costituzionale stretto con la nazione aveva renunziata la potestà di creare tribunali straordinari. Il Consiglio di guerra si dichiarò incompetente con la maggioranza di cinque voti contro due. Il maresciallo fu giudicato e condannato dalla Camera dei Pari
      Ma questi timori si sono mostrati vani e infondati nel caso disgraziato, che esaminiamo? Questo sarebbe stato certamente l'ardente desiderio di ogni italiano; ma pur troppo i fatti corrisposero alle sinistre previsioni e il Brusa, temperatissimo uomo e alieno dalle lotte politiche, è stato costretto di fronte alle sentenze dei Tribunali di guerra ad esclamare: À la guerre comme à la guerre! e: «odio o vendetta entrano soltanto in iscena quando al Te Deum laudamus si mesce il Vae victis.»
      L'ordine venne ristabilito in Sicilia e i vincitori poterono ringraziare Iddio; l'odio e la vendetta hanno fatto il resto a danno dei vinti!
      Dopo la quistione della legalità e della presunta ingiustizia dei giudizi dei Tribunali di guerra, quella della retroattività della loro competenza è la più importante.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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