Così a Marineo una onesta donna, certa Lombardo, viene denunziata da una guardia daziaria che aveva tentato disonorarla mentre il marito era in campagna; e dietro la sola testimonianza di un siffatto arnese che voleva vendicarsi del rifiuto, la sventurata viene condannata a 13 anni di prigione dal Tribunale di Guerra di Palermo!
I sindaci per vendicarsi dei ribelli non hanno alcun ritegno nel contraddirsi sfacciatamente; e innanzi al Tribunale di Guerra di Caltanissetta pei fatti di Pietraperzia, - non ostante l'opposizione della difesa - si leggono i certificati di moralità rilasciati dal sindaco - parte direttamente e indirettamente lesa - non conformi alle sue deposizioni, sugli stessi individui.
Innanzi al Tribunale di guerra di Palermo alcuni dei detenuti accusati dalle autorità locali come autori dei tumulti, perchè avversarî dell'amministrazione municipale, provano a luce meridiana l'alibi; e riesce anche a liberarsi dall'accusa l'avv. Girolamo Sparti, dimostrando ch'egli era una vittima innocentissima degli avversarî antichi, che avevano in mano il municipio.
E altri altrove fecero di peggio.
Dissi che spesso gli accusatori non nascosero affatto il proprio livore, nè l'odio contro gli accusati; non lo diminuì per esempio di una linea il Cav. Saporito, sindaco di Castelvetrano contro il Cav. Vivona, antico e notissimo suo avversario, il Saporito non depose, ma pronunziò contro il prigioniero una requisitoria colla quale tal volta riuscì ad indispettire anche il Presidente del Tribunale di guerra.
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