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      Si spera che venga accordata la medaglia al denunziatore.
      E fu condannata la irresponsabile Rosalia Perrone per occultazione di armi: un vecchio e arruginito fucile, che appartenne al caro figlio morto da molti anni e che essa conservava come un prezioso ricordo. Il Presidente del Tribunale, perchè si tratta di una imbecille, seduta stante domanda la grazia sovrana: ma condanna. Oh! ma si può condannare quando si ha la convinzione che gli accusati sono innocenti? Ebbene: si può... dai tribunali di guerra. E se si possa ce lo dice l'avvocato fiscale militare nella requisitoria pei fatti di Monreale. Gli imputati erano 68 e il pubblico accusatore non esitò a fare questa confessione: «Ammetto che fra gli accusati ve ne sia qualcuno innocente; ma non si può provare, perchè la maggior parte - non tutte! - delle deposizioni dei testimoni a difesa furono meschine, vuote o reticenti.» Questo eccellente funzionario, il sig. Mattei, stabilisce per principio che non l'accusa deve provare la reitá dell'imputato, bensì l'imputato deve dimostrare, con prove sufficientissime, la sua non partecipazione ai disordini...
      E si condanna l'accusato della cui innocenza si è convinti, per colpa di alcune testimonianze vuote o meschine...
      Queste deposizioni potevano essere migliori e più esatte? Non potevano. Talora i testimonî che si presentavano all'udienza non erano quelli indicati dall'accusato; e quando un ignorante contadino di Monreale protesta contro l'equivoco col suo dialetto siculo, il Tribunale che comprende come se parlasse in sanscrito, sorride e condanna alla turca.


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Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause
di Napoleone Colajanni
Sandron Palermo
1895 pagine 444

   





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