Ond'è che l'on. Lucchini, penalista illustre e Consigliere di Stato, commentando la sentenza Molinari e Gattini, non potè a meno, di fronte alle declinatorie, all'abdicazione della magistratura ordinaria, di constatare che si è messa in evidenza la sua ignoranza e il suo servilismo e si è resa complice dello strazio della libertà e della giustizia (Appendice alla monografia di Brusa: Della giustizia penale eccezionale p. 53). E più aspro certamente sarebbe stato il giudizio dell'antico professore dell'Ateneo bolognese, se avesse dovuto enunziarlo a proposito della condotta della magistratura siciliana(131). La quale è stata tale che al mitissimo insegnante della università di Torino ha strappato questa sentenza: «Le condanne, se grazia sovrana non interverrà, rimarranno quali testimoni e accusatori di una giustizia, la quale parrà una forsennata e che si mostrerà a tutti velata per le patite offese: di una giustizia resa serva della polizia preventiva.» (Brusa p. 35).
Ed ora allo esame della condotta della più alta magistratura italiana: la Suprema Corte di Cassazione.
All'indomani della sentenza della Cassazione nel ricorso del Procuratore Generale del Re Comm. Bartoli - contro il giudicato della Sezione di accusa, col quale nel processo della Banca Romana si mandarono assolti Pietro Tanlongo e Michele Lazzaroni - in Italia ci fu una generale esultanza e l'animo di tutti si aprì alla speranza. Il supremo magistrato aveva reso giustizia; e pur rispettando la sentenza della Sezione di Accusa in nome della legge scritta, di cui esso dev'essere sempre ed esclusivamente l'indefesso tutelatore, aveva trovato modo con parole elevate in nome dello interesse morale di stigmatizzarla.
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